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Dalla Cisnal alla Ugl: una lotta sindacale lunga oltre 60 anni, nel segno della partecipazione

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Dalla Cisnal alla Ugl: una lotta sindacale lunga oltre 60 anni, nel segno della partecipazione

Di recente, a seguito della stipula di un protocollo d’intesa tra Confindustria Catania e le sigle sindacali Cgil, Cisl ed Uil (che tra non molto vedrà anche la firma della Ugl), per l’applicazione di un nuovo modello di relazioni industriali vincolato soprattutto alla produttività, si è tornati a discutere di temi come la partecipazione di lavoratori alla gestione dell’azienda, principio oltretutto contemplato nell’articolo 46 della nostra costituzione. Si tratta di una forma in termini di rapporti aziendali certamente nuova ed innovativa nel contesto italiano, ma che in Europa esiste già da diverso tempo e tra l’altro prevede la presenza di delegate degli stessi lavoratori in seno ai consigli di amministrazione, per di più con diritto di veto. La partecipazione, in verità, è uno dei temi fondanti dell’azione di quella che fu la Cisnal, sin dai primi anni ’50, ed oggi continua ad essere uno dei motivi principali dell’azione quotidiana della Ugl, attraverso iniziative legislative, momenti di confronto, attività di sensibilizzazione delle istituzioni per il raggiungimento dell’obiettivo che da anni questa organizzazione sindacale auspica.

Per dirla tutta, i sindacati che oggi intervengono sul tema (e ci fa piacere finalmente si siano convinti della bontà della nostra storica proposta) in passato hanno apertamente osteggiato una simile idea che chiaramente modifica sostanzialmente gli equilibri nei rapporti di lavoro. Motivo di una così feroce conflittualità, ai tempi, risiedeva particolarmente nella “lotta di classe” tanto cara a determinate sigle sindacali filo comuniste e quindi in continua battaglia con i capitalisti e datori di lavoro. Al contrario, la partecipazione e cogestione caldeggiati dalla Cisnal, miravano a stabilire allora impensabili rapporti tra capitale e classe operaia. Furono anni di duro confronto, a tratti anche violento soprattutto nelle fabbriche, tra le due fazioni. Possiamo considerare questo anche uno dei motivi per cui, storicamente, il nostro sindacato è stato sempre tenuto in disparate per far spazio alla “Triplice”. Una lunga stagione di lacerazioni che spesse volte continuiamo ancora oggi a pagare. Certo che poi, come si suol dire, il tempo è galantuomo e le idee vincenti finiscono poi con il prevalere rispetto a convenienze di parte o scarse aperture mentali. Con un pizzico di falsa modestia, dunque, oggi possiamo affermare che avevamo visto nel future e che quelle lotte violente sono servite a qualcosa. Sicuramente a far ricredere, negli anni, i nostri osteggiatori che oggi tra di loro fanno la gara a chi deve prendersi per primo i meriti di questa “invenzione”, mentre a noi rimane l’orgoglio e la soddisfazione di cominciare a vedere un, seppur timido, tentativo di inizio. Sta per finire quindi l’era in cui ogni decisione veniva presa dall’alto e passava sopra la testa dei poveri lavoratori che dovevano eseguirla. Oggi management e forza lavoro stanno finalmente iniziando a sedersi attorno allo stesso tavolo per ragionare sulla sopravvivenza e sullo sviluppo delle imprese. In Germania tutto questo è già realtà da oltre un decennio, poichè i lavoratori siedono in un consiglio di secondo livello esprimendo il loro parere con diritto di veto! Nella nostra nazione, invece, aldilà dell’assunto contenuto nella carta costituzionale, non esiste ancora una legislazione specifica in tal senso, nonostante le numerose proposte di legge depositate negli anni nei due rami del parlamento e mai effettivamente discusse ed approvate. In questo senso voglio ricordare le battaglie del nostro segretario Cisnal Gianni Roberti, che fu anche deputato, ma anche di Renata Polverini già segretaria e componente della Commissione lavoro della Camera e di molti altri dirigenti sindacali di questa area che nella partecipazione ha sempre fortemente creduto. Nell’ambito di un simile quadro, però, qualche azienda già si è portata ugualmente avanti. E’ il caso di Poste italiane che da diversi anni applica il principio partecipativo, coinvolgendo nelle decisioni aziendali anche i dipendenti. Sessant’anni fa ci davano degli appestati, gridando allo scandalo perchè pensavamo di far dialogare “il padrone con il servo”. Sembravamo degli appestati e, per questo, pestati. Ora ci godiamo la rivincita e ci auguriamo che questa improvvisa unità di vedute su partecipazione e cogestione, tra sigle sindacali, possa servire ad avviare un nuovo percorso, utile a spronare il parlamento affinchè possano discutere le proposte presentate per giungere ad una legge definitiva.  Erano già maturi nel ’56 i tempi per attuare i principi costituzionali della partecipazione e della cogestione, ma oggi lo sono ancor di più perchè le aziende italiane possano prendere spunti e forza per andare avanti, coinvolgendo il loro unico e vero capitale: i lavoratori.

Carmelo Mazzeo, Responsabile Ufficio studi - Unione Territoriale del Lavoro Ugl Catania